Tra illusione e delusione
L’OFS e la GiFra di Toscana iniziano insieme l’anno fraterno 2023/2024 interrogandosi sul tema della Perfetta Letizia
Illusione e delusione: due parole che nella percezione popolare hanno entrambe un’accezione negativa, cambiano invece il loro significato profondo se analizzate partendo dalla loro etimologia.
Proprio partendo da questo presupposto, domenica 1 ottobre, oltre 200 tra francescani secolari e giovani gifrini di Toscana, riuniti nella cittadina di Cecina (LI), si sono interrogati, hanno meditato e condiviso esperienze, guidati e aiutati dalle parole di Fra Pietro Maranesi (OFM Cap), per iniziare insieme il cammino del nuovo anno fraterno 23/24.
Partendo dal fatto che il verbo “illudersi” deriva dal latino “in + ludere” e letteralmente significa “mettersi in gioco” e che “deludersi” (lat. “de + ludere”) esprime invece “uscire dal gioco”, padre Maranesi indica nelle fragilità umane lo strumento di questo passaggio di andata e ritorno, tale da creare il tessuto dell’esistenza. Ripercorrendo la vita di San Francesco, dalla giovane età, nella quale ha bisogno di scoprire un progetto e abbracciarlo, a quella più adulta, dove confermare e far crescere il progetto scelto, il relatore fa notare all’assemblea le più importanti tappe di passaggio tra illusione e delusione e viceversa. Di seguito, in breve, alcuni passaggi della riflessione di fra Pietro…
L’illusione del sogno di Francesco di diventare cavaliere si trasforma ben presto nella delusione di un corpo malato e in prigione, di un padre teso solo al denaro, dei compagni e della città violenta e in concorrenza, che gli fa capire che tutto ciò è cosa amara per il corpo e per l’anima e che lo sta portando verso una vita non autentica. Ecco che la delusione diventa una nuova illusione, questa volta tra i lebbrosi, che diventano cosa dolce per il corpo e per l’anima, tanto da dare alla sua vita gusto e sapore buono. Ci sono poi gli incontri fondativi, che danno l’illusione per la vita: il volto con gli occhi aperti sul crocifisso di San Damiano e i fratelli che arrivano per condividere la sua esistenza. Il Francesco più maturo deve invece fare i conti con la “perfetta letizia”: nel brano-parabola che il Santo racconta all’amico Leone sono racchiuse le ferite che portava nel cuore, che vanno dalla fatica di avere una identità fissa (“sono io…frate Francesco!” quando insisteva perché gli aprissero la porta…) che viene invece spesso smentita e delusa, dal suo progetto cresciuto e affermatosi con grandi risultati ma pieno di tensioni interne sul modo di essere frati minori, fino all’importante passaggio per conoscere sé stesso, chiedendosi se fosse davvero frate minore, o avesse invece smarrito la logica del dono. Ecco che ricercando l’illusione iniziale, quella evangelica, nella solitudine del monte della Verna avviene l’incontro con sé stesso e con l’immagine del volto glorioso che gli ricorda la paternità di Dio quale guarigione delle sue ferite; è al termine di questo percorso interiore che il Signore gli dona la grazia per la quale le ferite rimangono, ma diventano segni di appartenenza: le stimmate di Gesù. A questo punto l’uomo rinnovato sceglie ancora una volta l’illusione del vangelo: le “Lodi di Dio Altissimo” e la “Benedizione a Frate Leone” rispecchiano perfettamente il passaggio dall’io deluso all’illusione di Dio.
La giornata, tra i saluti dei rispettivi Ministri Regionali dell’OFS e della Gi.Fra e comunicazioni varie, è ricca anche di attività a gruppi tra ragazzi e adulti, e momenti di convivialità per stare insieme; prosegue poi con tante testimonianze di fratelli e sorelle dell’OFS che sentono il desiderio di condividere i loro dolorosi passaggi tra delusione-illusione, storie di vita vera che risultano essere il pizzico di sale che dà gusto all’intera giornata.
I francescani della Toscana iniziano così il nuovo anno fraterno con la consapevolezza che stanno vivendo una bella illusione evangelica: essere cristiani autentici seguendo l’esempio del santo padre Francesco. Le delusioni sono sempre dietro l’angolo, pronte a farci inciampare, forse cadere, altre volte a farci davvero male; ogni “uscita dal gioco” chiama ad una scelta per “rimettersi in gioco” e crescere nel cammino che ci porterà, un giorno, alla delusione finale, che Francesco chiama dolcemente Sorella Morte, che ci permetterà il passaggio alla illusione eterna.