Preghiera mese Marzo
Da un Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima
La Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).
Dal «Commento su Gioele» di san Girolamo, sacerdote
«Ritornate a me con tutto il vostro cuore, (Gl 2 ,12) e mostrate la penitenza dell’anima con digiuni, pianti e battendovi il petto: affinché, digiunando adesso, dopo siate satollati; piangendo ora, dopo ridiate; battendovi ora il petto, dopo siate consolati. Nelle circostanze tristi e diverse vi è consuetudine di strapparsi le vesti. Così fece, secondo il vangelo, il sommo Sacerdote per rendere più grave l’accusa contro il Signore, nostro Salvatore, e così pure Paolo e Barnaba all’udire parole blasfeme. Ebbene Gioele dice: «Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ ira e ricco di benevolenza, (Gl 2,13).Ritornate dunque al Signore vostro Dio, da cui vi siete allontanati per il male
che avete fatto, e non disperate mai del perdono per la gravità delle colpe, perché l’infinita misericordia le cancellerà tutte per quanto gravi. Il Signore infatti e buono e misericordioso. Vuole piuttosto la penitenza che la morte del peccatore. È paziente e ricco di compassione e non imita l’impazienza degli uomini, ché anzi aspetta per lungo tempo la nostra conversione.
Da un Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima
La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. In particolare, qui vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31). Lasciamoci ispirare da questa pagina così significativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione.
Dal vangelo secondo Luca (16,19-31)
C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
Commento
Il ricco non aveva visto il povero Lazzaro e non aveva mosso un dito per lui. I cani un po’ di compassione gliel’avevano mostrata. A modo loro, naturalmente. Lui, niente. Non un soldo. Non tozzo di pane. Neppure un po’, di avanzi. Non un vestito con cui coprirsi. Neppure un abito smesso, logoro.
E così il cuore del ricco si è indurito, non prova più compassione. Egli si è rinchiuso nella ricerca dei propri interessi, del proprio profitto. La sua vista si è annebbiata: gli occhi non riescono più a scorgere il prossimo e a ravvisare i tratti di un fratello. Le sue orecchie si sono tappate e non ricevono nessuna invocazione, nessun grido di aiuto. Una chiusura a doppia mandata. Gli altri restano lontani dal suo cuore, anche se sono vicinissimi, addirittura alla sua porta. E con loro anche Dio. E la sua vita procede come se non stesse accadendo nulla di grave, come se ogni cosa andasse per il verso giusto fino al momento in cui avviene un capovolgimento, tragico quanto inaspettato, senza nessuna via d’uscita: il ricco e il povero muoiono, ma la loro sorte è diversa, il povero va in paradiso e il ricco all’inferno perché “ ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. – dice il Signore- E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (cfr Mt 25,45-46)
Preghiamo
Signore Gesù, subito dopo il tuo battesimo, al fiume Giordano, lo Spirito ti ha condotto nel deserto.
Guida anche noi nella terra del silenzio, della fame e della sete, perché avvertiamo la mancanza di te, che sei la nostra vita.
Signore Gesù. tu hai digiunato, nel deserto, per quaranta giorni.
Noi vogliamo essere vicini a te e a tutti i nostri fratelli e sorelle, specialmente a quelli che mancano ogni giorno del necessario.
Signore Gesù, tu hai vinto la tentazione della ricchezza, del potere, della vita sicura perché ti sei affidato a Dio, il Padre tuo.
Apri i nostri occhi perché riconosciamo la fame che opprime tanti popoli della terra.
Apri la nostra mente e ridesta la nostra coscienza perché non tolleriamo più tante ingiustizie.
Aiutaci a rinnovare il nostro cuore, unica cosa che conta e a non concentrarci su noi stessi .
Insegnaci la strada della fiducia e della bontà, della misericordia e della generosità.
Donaci di costruire un mondo più giusto in cui ogni tua creatura può vivere con dignità.