Intelligenza Artificiale…da sconosciuto ad alleato
Fra Giovanni Greco (OFM)
In un mondo in cui la realtà digitale sta trasformando tutti gli aspetti della nostra vita è bene chiedersi come sta cambiando anche l’identità francescana e cosa la caratterizza anche nel mondo digitale.
San Francesco dopo la sua conversione è spinto ad abitare le piazze e i luoghi pubblici per predicare il Cristo Crocifisso e Risorto. Oggi si aprono a noi anche ciò che sono definite “piazze digitali”, luoghi pubblici da abitare con consapevolezza, anche con la nostra identità francescana.
Se con la parola mondo si intende la totalità delle cose esistenti (dal dizionario online Treccani), l’aggettivo digitale (dall’inglese digital, derivato dal latino digitus, cioè dito) indica un modo di leggere e rappresentare la realtà non più in modo analogico, continuo (come siamo abituati a percepirla normalmente senza la mediazione dei moderni sistemi), ma in maniera discreta, tramite numeri. Una prima considerazione che si può già fare è che il mondo digitale è una realtà che sta progressivamente soppiantando il mondo “reale”, nel senso di analogico, come sempre l’abbiamo percepito. Il mondo digitale oggi sta avanzando la pretesa di rappresentare completamente il nostro mondo, di descriverlo, di sostituirlo… ma è solo una sua rappresentazione, una descrizione, di cui è bene conoscere le caratteristiche fondamentali.
Oggi siamo letteralmente avvolti dalla realtà digitale (dalla musica, al cinema, alla televisione, al computer e alle reti telematiche…), si fa tutto in digitale: si comunica, si mandano foto, si effettuano transazioni finanziarie … Filosofi come Floridi e Benanti scrivono ormai da anni nelle loro pubblicazioni che il nostro mondo è avvolto dal digitale. Floridi ha denominato infosfera tutta la realtà digitale, quasi un nuovo strato, più elevato degli altri (della litosfera – lo strato inorganico – e della biosfera – del mondo organico, della vita –). È lo strato dell’informazione, che negli ultimi decenni si è sviluppato in ogni ambito della nostra vita, con i cellulari e tutti i vari dispositivi indossabili (orologi smart, dispositivi per la salute e il fitness; gli smartphone oggi rilevano non solo i nostri spostamenti e cosa facciamo su internet ma anche i nostri parametri vitali, la temperatura … tutto!).
L’espressione mondo digitale, o il digitale, oggi ha quasi perso del tutto la semplice connotazione tecnica e ha acquistato un significato più vasto. Saldandosi con l’Intelligenza Artificiale (IA) il digitale si propone come un mondo di alta tecnologia che genera continuamente meraviglie, ci stupisce, ci propone immagini, testi, elementi musicali per cui ci dobbiamo chiedere: è reale o no? È successo veramente o no? E, soprattutto, fino a che punto si spingeranno questi cambiamenti?
Da tutto questo nasce la necessità di considerare sempre più da vicino questo mondo che ci avvolge, poiché non possiamo fermarci alla non conoscenza: davanti al grande fascino che il mondo digitale suscita c’è anche tanta paura. Da qui la necessità di cercare di comprenderne quegli aspetti che interessano più da vicino la nostra vita.
Negli ultimi decenni la diffusione del web ha reso accessibile a tutti (o quasi) tante informazioni (senza garantire realmente una conoscenza), con una fruibilità estrema: per esempio, per noi, soprattutto per le nuove generazioni, è naturale scorrere i post su una bacheca lunga e senza fondo (sullo schermo del nostro cellulare, o sulla nostra pagina Facebook …). È nata una vera e propria retorica del digitale che, da un lato ci mette tutto a disposizione (o ce lo fa credere), dall’altro ci sta relegando nel ruolo di consumatori: magari entusiasti, informati di tante cose che leggiamo e che ci vengono presentate, ma ignari di tanti aspetti secondari, un po’ nascosti. Per tanti aspetti rischiamo di essere consumatori incompetenti, impreparati davanti ai cambiamenti…
Il primo aspetto che dobbiamo focalizzare è che nel mondo digitale non tutto è a disposizione di tutti, non tutti i benefici sono per tutti: esiste un “digital divide” (divario digitale) tra le genti che possono o sanno accedere alle grandi risorse del web e del mondo digitale e chi no, tra chi è competente e sfrutta in maniera sapiente gli strumenti e chi invece no… c’è un divario tra i pochi iniziati, chi gestisce il flusso di dati, le informazioni e chi è “sfruttato” in maniera inconsapevole…
Inoltre il mondo digitale oggi soffre di una vera e propria infodemia: tale neologismo nasce dalla fusione delle parole informazione ed epidemia ed esprime la metafora di un’epidemia d’informazioni 1 . Tale problema rientra nel cosiddetto information overload, riguarda l’eccessiva diffusione delle informazioni, talvolta inaccurate, per cui risulta difficile orientarsi su un determinato argomento a causa della difficoltà di individuare fonti affidabili.
Questo rende tutto molto difficile da valutare e gestire e, soprattutto davanti a un’eccessiva quantità di informazioni, c’è il rischio di non trattenerle, di non darne il giusto peso e soprattutto di non riuscire a darne un significato! È da notare che in questi contesti si parla quasi sempre di informazione e quasi mai di conoscenza, poiché la conoscenza richiede il dare un significato alle informazioni, siano esse relative a eventi, scelte, immagini, messaggi…
Negli ultimi anni, inoltre, è emerso il triste fenomeno degli hate speech, i dibattiti basati sull’odio, sulla libera denigrazione: la possibilità di utilizzare, scrivere, interagire liberamente ha fatto nascere discorsi basati su invettive, spazi di odio e di violenza digitale, tristemente noti come hate speech.
Altro aspetto da considerare è relativo alle nuove tecnologie e all’IA che ci “guidano” ormai in tanti aspetti della nostra vita quotidiana; esse continuamente “apprendono da noi”, dalle nostre azioni, scelte, preferenze e di conseguenza ci indicano quanto ci serve. In questo circolo che si rinforza continuamente noi modifichiamo il nostro stesso modo di apprendere e conoscere il mondo, perché tutto ci risulta sempre più facile! E a ogni utente, a ognuno di noi, che agisce con una certa sensibilità valoriale, può sembrare che le nostre stesse tecnologie confermino le nostre attitudini, le nostre credenze, le nostre sensibilità! Quindi se noi utilizziamo un linguaggio basato sull’odio (come negli hate speech), il mondo digitale che ci avvolge ci rimanda modalità e linguaggi basati sull’odio. L’utente medio potrebbe pensare erroneamente che il mondo sia proprio come lo sta pensando.
Un altro aspetto che sta emergendo con forza è che senza una vera conoscenza della realtà, della natura dei dati, della loro origine, e con lo sviluppo dell’IA si è creato un “divorzio” tra conoscenza e azione/agentività!
L’uomo ha delegato e demanda continuamente la sua propria capacità di agire, di scegliere e di modificare il mondo alle macchine, scindendo tutto ciò dalla propria intelligenza e molto spesso anche dalla propria capacità critica. Le nuove tecnologie digitali, quindi, oggi ci mostrano come si possano svolgere attività senza consapevolezza e la sfida che si fa sempre più urgente è la sfida educativa, per cui bisogna informare, educare, formare le coscienze in senso critico!